«L’idea è spiegare a tutti, soprattutto ai giovani, i benefici del camminare. In tanti hanno perso la consuetudine con questa che è l’attività più naturale per l’uomo. L’uomo è nato per camminare e il camminare restituisce la persona agli aspetti più veri del suo stare al mondo».
Va diritto al punto il diacono Nazzareno Iacopini, direttore della Pastorale diocesana della Salute, nel presentare l’evento promosso dal suo ufficio. Il prossimo 21 aprile, infatti, si svolgerà negli spazi dell’Auditorium Varrone l’incontro su “Funzione educativa del cammino: aspetti pedagogici, psicologici e medici”.
«Il progetto – spiega Iacopini – è nato da una considerazione semplice: i benefici del camminare, fisici, pedagogici e spirituali, sono strettamente interconnessi. Andare a piedi, infatti, stimola il corpo che camminando produce endorfine, regola il respiro e il battito cardiaco. E non va dimenticato che l’abitudine a una semplice camminata aiuta a tenere sotto controllo la linea. I vantaggi pedagogici si hanno perché lo stare in cammino può essere considerato come l’essenza stessa della vita, che è sempre movimento e cambiamento. Quanto allo spirito, in tanti possono confermare che camminando l’uomo medita e si avvicina a Dio».
È su questa triade di temi che convergerà l’incontro del 21 aprile?
Sì, queste riflessioni sono state approfondite dall’Ufficio per la Pastorale della Salute proprio per questo convegno. Dietro c’è anche l’idea che curare non significhi soltanto cercare di guarire dai sintomi o dalle malattie, ma soprattutto fare prevenzione. Per questo motivo ho coinvolto sia il direttore del Centro, Dr. Dionisi, che il Dr. Zingarelli, che è un Cardiologo. E non bisogna sottovalutare i benefici aspetti psicologici e psichiatrici del camminare. Al Dr. Paolo Di Benedetto abbiamo affidato una relazione proprio su questo profilo. Quanto all’aspetto spirituale, nessuno mi è sembrato più adatto di padre Marino Porcelli, che grazie all’esperienza del Cammino di Francesco ha certamente molto da dire sul tema. E siccome non abbiamo voluto trascurare il profilo progettuale del camminare, il suo farsi organizzazione, abbiamo pensato di coinvolgere anche Maurizio Forte, vice Presidente Nazionale del Cammino di Benedetto.
Dopo il convegno nascerà qualche attività specifica? Ad esempio saranno organizzate camminate tra i santuari o nel tessuto urbano?
Mi auguro proprio di sì. Siamo la terra dei cammini. Il nostro territorio ha una grande vocazione spirituale che dobbiamo promuovere. Come Ufficio per la Pastorale della Salute, faremo sicuramente altri appuntamenti sul tema, probabilmente organizzeremo anche altre attività per promuovere i cammini e sottolineare i benefici del camminare. Confido nella collaborazione degli uffici diocesani per la Pastorale del Lavoro e per la Scuola, ma anche delle associazioni che promuovono i cammini sul territorio. Non puntiamo a un evento isolato, ma a produrre una presa di coscienza forte, soprattutto tra i giovani. La Pastorale per la Salute non è isolata, ma è integrata con tutte le altre Pastorali e Uffici della Chiesa di Rieti. E i benefici del camminare riguardano non solo gli aspetti personali, ma anche il territorio su cui un cammino viene tracciato, sviluppato e salvaguardato. Il Dott. Lorenzini, Dirigente Scolastico provinciale, ha capito questa grande importanza del cammino e ha voluto collaborare con noi, tanto che gli sono state affidate le conclusioni del convegno.
Quando si parla di cammini e camminare il pensiero di solito va a itinerari più o meno organizzati, a contatto con la natura, spesso verso siti religiosi. Ma andare a piedi sarebbe un bene anche per la vivibilità e la salubrità delle città. Si guarderà anche a questo aspetto?
Se pensiamo ai benefici del camminare, vediamo che questi sono sia del singolo che della collettività. Spostarsi a piedi vuol dire anche recuperare la città. Significa riappropriarsi del senso della collettività. Usando mezzi privati come l’automobile, restiamo isolati dal resto del mondo. Camminando si fanno incontri, è più facile parlare e abbattere delle barriere. La città andrebbe recuperata anche a favore del pedone. Non solo per una questione meramente ecologica, ma civica.
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