Carissimi Medici, si avvicina anche quest’anno il 18 ottobre, ricorrenza del Patrono dei medici, San Luca Apostolo e Medico: una della ricorrenze più importanti per tutto il mondo della sanità e per Voi medici.
Un’occasione unica per festeggiare chi si prodiga ogni giorno per salvaguardare la vita e la salute delle persone, ma anche un momento di riflessione profonda sulla vostra attività. L’una non deve escludere l’altra.
La Vostra attività è improntata sull’amore quindi sui valori di carità. Il medico non separa mai la professione dall’umanità. Amare significa, come ben sapete, ascoltare e comprendere. Dietro ogni malattia, anche incurabile, c’è una persona.
Voi siete il baluardo contro una morte solitaria e indifferente. L’indifferenza è peggiore della morte e della malattia stessa, in quanto il sofferente diventa un oggetto ai nostri occhi: quasi un disturbo. Il senso di umanità non ci deve mai abbandonare, anche quando tutti i nostri sforzi per aiutare una persona risultano inutili. Voi servite la vita e la salute dal primo all’ultimo istante dell’uomo, contribuendo a rendere pieno ogni attimo dell’esistenza di una persona.
Anche nei momenti di difficoltà della Vostra professione, voi non siete soli, ma circondati dalla riconoscenza e dall’affetto delle persone. Sono assolutamente convinto e certo che Gesù abbia trovato in voi Medici l’immagine più chiara della sua missione di medico dei corpi e delle anime.
Concludo questo mio breve pensiero con una frase del Vangelo di Matteo (Mt. 9,12-13): «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati… Infatti non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori».
Grazie per tutto quello che fate ogni giorno e auguro a Voi e alle Vostre famiglie ogni bene.