L’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, ricorre la Giornata Mondiale del Malato. Quest’anno l’evento è particolarmente importante e non solo perché stiamo ancora attraversando le difficoltà causate dalla pandemia. Ricorre infatti il trentesimo anniversario dell’istituzione della ricorrenza da parte di san Giovanni Paolo II.
Il tema che si affronta quest’anno è Siate misericordiosi, come il Padre Vostro è misericordioso (Lc 6,36). La materia non è semplice: non è semplice affrontare l’argomento della malattia perché chiede di indossare una duplice veste: quella di chi cura e quella di chi è curato. Entrambi gli aspetti sono protagonisti della misericordia divina.
Cosa vuol dire essere misericordioso? Che l’amore è sempre gratuito. Che il vero senso della misericordia è il non aspettarsi nulla da parte di chi è amato. La sofferenza non è un mezzo per guadagnarci lo sguardo benevolo del Padre, ma il luogo divino nel quale si manifesta la presenza del Cristo.
Siamo chiamati ad amare e curare con tutte le nostre imperfezioni, al meglio delle nostre possibilità, nel tempo e nel luogo storico in cui viviamo.
La cura non dev’essere in alcun modo distaccata, meccanica: il rapporto con chi sta male dev’essere relazione in un “porsi accanto al malato”. Quest’ultimo elemento è fondamentale nel caso delle cure palliative, quando il malato, fragile e spesso solo, deve affrontare il cammino che porta alla morte in piena solitudine. Evitare che la persona non sia sola e travolta dalla malattia dev’essere il nostro obiettivo!
Non possiamo e non dobbiamo lasciare soli i nostri fratelli e le nostre sorelle perché l’isolamento uccide in maniera più profonda e subdola della malattia stessa.
Se è vero che non possiamo guarire, possiamo curare; se non possiamo liberare il corpo dalla malattia, possiamo guarire lo spirito. Come? Attraverso un’accoglienza vera e sincera, un’ospitalità dell’anima.
Questa è un’affermazione forte e cristiana, il malato non è oggetto, ma soggetto. Un cambio di prospettiva che impone un rispetto per chi non può gestirsi a causa del male, ma che deve affidarsi alle cure, alle attenzioni di altri.
Non si deve permettere, in altre parole, che chi sta male sia trattato come un oggetto vuoto e isolato; questo dovrebbe essere impresso a chiare lettere nella nostra mente e nella nostra anima.
A Rieti ci prepariamo a riflettere su queste tematiche con un triduo di preparazione alla Giornata. Avremo tre appuntamenti: martedì 8, mercoledì 9 e giovedì 10, tutti, dalle ore 17 nella chiesa di Regina Pacis alle ore 19, con rosario meditato, Santa Messa e adorazione.
Venerdì 11 febbraio, alle ore 17, faremo una solenne Celebrazione Lourdiana, presieduta dal vescovo Domenico come se fossimo davanti alla grotta di Lourdes.
Nazzareno Iacopini
Direttore dell’Ufficio diocesano Pastorale della Salute