Nel tardo pomeriggio di mercoledì 7 giugno a visitare i locali del Centro Sanitario Diocesano è arrivato il vescovo di Rieti monsignor Vito Piccinonna, accolto dal direttore e diacono Nazzareno Iacopini e da una rappresentanza dei volontari della struttura.
«Un onore averla qui, noi facciamo anche una medicina di relazione, le persone spesso non hanno solo bisogno di cure mediche, ma anche di indicazioni, di consigli, di persone che accolgano le fragilità e se ne prendano cura».
Il direttore Iacopini ripercorre per grandi linee «una storia lunga, partita con un solo medico e un paio di infermieri», fino ad arrivare a locali moderni, confortevoli e dotati di apparecchiature elettromedicali all’avanguardia: «La nostra utenza è molto varia, e il servizio si basa sulla buona volontà di persone che arrivano anche da altre province a far servizio qui, in maniera del tutto gratuita: questo è il senso del nostro lavoro, ed è per questo che siamo diventati una grande famiglia».
Il vescovo Vito ascolta e osserva, chiede alle persone di presentarsi nei propri ruoli e nelle proprie competenze. Si alza la mano, si esprimono pensieri e osservazioni, ma anche le motivazioni che spingono a dedicare il proprio tempo libero – magari dopo la sudata pensione – a un servizio da dedicare a chi tende la mano o non ha i mezzi per potersi curare.
Tira le fila il direttore sanitario dottor Angelo Dionisi: «Non dobbiamo mai dimenticare che il nostro intento non è quello di sostituirci a nessuno, ma solo di fornire un’assistenza sanitaria di base. Questa struttura si è sviluppata nel tempo e adesso fornisce praticamente consulenze in tutte le specialità mediche. Ci dedichiamo ai deboli, ai poveri e agli immigrati, creiamo con loro un rapporto di vicinanza, la nostra è anche una medicina narrativa. E sono i pazienti a darci più di quanto noi diamo a loro».
A livello di statistiche, il Centro Sanitario della Chiesa di Rieti accoglie circa 250 pazienti all’anno, molti dei quali extracomunitari, provenienti da Paesi difficili oppure famiglie in difficoltà economica a cui vengono forniti gratutitamente anche i medicinali: «Ultimamente arrivano molti pazienti dall’Ucraina, visto il conflitto in corso, ma abbiamo anche molte persone albanesi, provenienti dall’Iran o da altre zone».
Monsignor Piccinonna prende la parola in conclusione, e ringrazia tutti per un servizio prezioso e raro: «Grazie per ciò che siete e ciò che fate, questo bel posto mi ricorda la locanda del buon samaritano. Sono qui per incoraggiarvi nella vostra gratuità, e per sottolineare che la Chiesa è chiamata ad essere prossima e vicina, seppur libera da tentazioni di onnipotenza e tenendo sempre a mente che quello che vediamo qui è un frammento di bene che va ad unirsi a tanti altri frammenti. Quello che è davvero importante è mettere sempre questi frammenti in comunione e collegamento tra loro, e sentirsi in comunione nell’ambito della carità».