Covid-19: le riflessioni del Direttore Sanitario del Centro Sanitario diocesano

Quello della pandemia da infezione da coronavirus è un fenomeno cosi complesso e drammatico che certamente produrrà profondi cambiamenti su tutti gli aspetti dell’esistenza umana nei prossimi anni. Cambiamenti che investiranno i singoli individui ed i popoli interi con le implicazioni di carattere scientifico e sanitario e psicologico, di carattere economico e sociale e politico ed antropologico, difficili da immaginare e definire.

Muteranno stili di vita e culture; ed altre gerarchie di valori sostituiranno quelli che ispirano oggi la nostra vita individuale e di relazione.

Anche se sembrano superate le incertezze del primo momento si diffondono ancora previsioni diverse sulla sua evoluzione. Paura, scetticismo, incredulità, rimozione esorcistica producono ancora comportamenti ed atteggiamenti irrazionali e pericolosi. Va riconosciuto tuttavia che è difficile districarsi tra i molteplici ed a volte contradditori messaggi provenienti dalle fonti scientifiche ed istituzionali ufficiali.
Per questo credo sia utile sviluppare qualche considerazione e qualche riflessione su questo fenomeno sia dal punto di vista del medico che del cittadino comune senza la pretesa di offrire una visione organica ed asettica.

Sbaglia chi crede che la Pandemia sia una “Punizione” di Dio per i peccati dell’uomo. Una credenza questa degna dell’epoca medioevale che presuppone una concezione di Dio vendicatore.

Senza fare del facile moralismo é vero invece che la drammatica progressiva diffusione della pandemia è il frutto di comportamenti e stili di vita ispirati all’edonismo sfrenato, alla ricerca del divertimento compulsivo ed all’egoismo individualistico.

A manifestazioni di egoismo e di scarso rispetto per il prossimo e al cinismo che ha contrapposto il proprio interesse a quello generale hanno fatto da contrappeso diffuse manifestazioni di solidarietà.

Nel complesso si è dimostrata una capacità di resistenza e di resilienza del nostro Paese superiori a quanto ci si potesse aspettare.
Tuttavia non sembra vicino il tempo in cui si potrà raggiungere un intelligente equilibrio tra l’antiscientismo ed il negazionismo (vedi movimento no-vax) e lo scientismo che affida le sorti dell’umanità soprattutto al progresso scientifico.

Le malattie, specialmente quelle infettive, nascono e scompaiono in relazione ai cambiamenti dell’ambiente dovuti alle attività dell’uomo e ai cambiamenti degli agenti patogeni ed all’evoluzione delle scienze biologiche e mediche che le contrastano.

L’esistenza stessa dell’uomo è legata indissolubilmente all’esistenza delle altre forme da vita tra cui quelle microscopiche.

Gli agenti biologici responsabili di varie patologie sono: alghe, protozoi, miceti o funghi, batteri che prendono il nome a seconda della forma, micoplasmi, rickettsie, clamidie e Virus e proteine anomale.

Esiste un equilibrio tra i fattori patogeni viventi e la resistenze biologiche umane. Le malattie sono l’espressione della rottura di questo equilibrio a vantaggio degli aggressori.

Da una parte l’agente microscopico con la sua capacità di stabilire il contatto con l’ospite attraverso la contaminazione e successivamente l’ infezione attraverso l’impianto e la moltiplicazione con le possibili fasi della colonizzazione, la malattia e la morte e dall’altra le difese dell’ospite, di carattere meccanico (per esempio i peli del naso) o chimico (le sostanze disinfettanti delle lacrime) o biologico (gli anticorpi e le cellule di difesa e la reazione infiammatoria).

Troppo spesso l’uomo stesso altera questo equilibrio con l’uso dissennato delle risorse naturali ed i cambiamenti climatici. E i microrganismi mutano e si adattano alle condizioni mutate e mantengono e rafforzano la loro aggressività.

Ma anche nei periodi della storia umana in cui il rapporto uomo/natura era a favore dell’ambiente si sono conosciute epidemie e pandemie che hanno causato la morte di milioni di esseri umani e miseria.

Si ricordano:

  • La peste di Atene (probabilmente tifo o una malattia virale ) nel 431 a.c.
  • La peste bubbonica nel VI secolo dopo cristo al tempo dell’imperatore Giustiniano.
  • La peste nera del 1300
  • La peste nera in Europa dal 1347 al 1352 che sterminò oltre il 25 % della popolazione.
  • Nel XV secolo si introdusse la pratica dell’isolamento in quarantena.
  • Pandemie di colera e vaiolo (malattia democratica) al tempo di Luigi XV di Francia
  • L’influenza spagnola da Virus H1N1 dal 1918 al 1920 in Europa che contagiò oltre 200 milioni di persone e ne portò a morte oltre 50 milioni.
  • Nel 1957 l’influenza Asiatica da H2N2
  • Nel 1968 influenza Hong Kong oltre 2 milioni di morti
  • Nel 2003 la SARS
  • Nel 2009 influenza suina da virus AH1N1.

La Pandemia in corso si presenta cosi drammatica e tragica che può essere la metafora del nostro tempo e contiene in se tutti gli elementi della profonda crisi morale, economica, sociale. Essa sta sconvolgendo le nostre vite, sta cambiando i nostri sentimenti ed i nostri comportamenti.

E non è che una delle tante che si sono susseguite nella storia ed di altre che seguiranno. Inevitabilmente a dispetto del progresso scientifico. E altre malattie verranno. E’ una facile profezia. Non solo esperienza del passato ma anche la prefigurazione degli effetti che lo stile di vita ed i consumi e le produzioni produrranno sull’ambiente.

La natura largamente intesa e le sue trasformazioni sono il nostro vaso di Pandora.

Il vaso di Pandora dove la mitologia greca aveva relegato le malattie ed i vizi umani non è ancora vuoto e da lì periodicamente escono nuove forme di agenti patogeni e di malattie. Ma a nostra consolazione in esso resisteva e resiste la “Speranza” ed arde il fuoco del sapere scientifico e della ricerca anche se questa esperienza ci disvela la crisi della scienza medica e della ricerca biologica rivelatesi incapaci di dominare il fenomeno.

La lezione che dobbiamo trarne è che il rispetto per le vittime da coronavirus e per le sofferenze delle migliaia di famiglie in Italia e dei milioni nel mondo ci debbono far riconoscere la fragilità dell’uomo e ci debbono indurre a comportamenti rispettosi verso la natura e l’ambiente con la consapevolezza che ogni individuo da solo è indifeso e non può affrontare le tragedie epocali ma può concorrere a costruire culture e modelli sociali ed istituzionali che anteponendo il benessere dei popoli agli interessi particolari siano capaci di prevenire e vincere le sfide tragiche della storia.

Dr. Angelo Dionisi